mercoledì 11 novembre 2009

La mia America



Lo scorso mese di agosto ho percorso gli Stati Uniti da una costa all'altra, in tour con i miei Ultra Twist. Stipati In un minivan da otto posti, con i ragazzi californiani dei Pipsqueak, abbiamo viaggiato per più di sedicimila km da San Francisco a New York con ritorno nella Bay Area, suonando tutte le sere e spingendoci nel cuore dell'America. Pochi giorni dopo essere rientrato, sollecitato dal mio grande amico Joel Weickegnant, ho scritto quanto segue sulla percezione del vasto spazio americano visto con gli occhi di un europeo.


La prima cosa che colpisce è la distanza. Se vieni dal Vecchio Continente sai che non puoi fare che qualche centinaio di km perché cambi tutto: lingua, cartelli stradali, talvolta anche credi, tradizioni e usanze. Fino a qualche anno fa trovavi le guardie ai confini e la tua moneta non valeva più nulla oltre quella barriera chiamata dogana. Succede ancora in alcuni posti.
Qui la strada è dritta, perennemente dritta. Cambiano gli Stati della Confederazione e i fusi orari, ad Atlanta si fa giorno e a LA è notte fonda. La strada no. Sei sulla I-10 e per quel che può sembrare puoi rimanerci anche dieci giorni, senza avvertire cambiamenti, solo andando dritto, seguendo la scansione delle miglia che si azzerano a ogni cambiamento di Stato.
In un giorno e mezzo copriamo tre o quattro volte la lunghezza della superficie dell’Italia a bordo di uno Chevrolet Astro del ’99, un miracolo dell’industria automobilistica che ci farà percorrere sedicimila km in un mese, un minivan oscenamente carico di persone, bagagli, sogni che diventano obiettivi ogni giorno di più.
Già, perché se sei Italiano sogni l’America. La conosci da sempre e non ci sei mai stato. Sin da bambino ne respiri la cultura: sei inondato dalla musica, dal cinema, dalla letteratura e crescendo te ne nutri e li interiorizzi. Aspetti nobili questi, a cui affiancare le brutture importate, dal centro commerciale - ma che cazzo ti serve se hai un centro storico e una piazza dove incontrare la gente? - a McDonald e a diavolerie di questo genere.
Si ma l’America la sogni, sogni i taxi gialli di New York, la statua della Libertà, i grattacieli, il West con gli Indiani, l’Oceano e il surf, le ragazze così come le hai viste in Tv. E soprattutto sogni che là si fa fortuna, si fanno i soldi. Ed hai almeno un parente, qualcuno che magari si chiama proprio come te e 100 anni prima è arrivato su una nave ed è diventato ricchissimo.
Sogni le città e a un certo punto esci da un’autostrada e ti ci ritrovi dentro, morto di stanchezza ma con gli occhi curiosi di un bambino. E gli Americani sono Americani in California e a New Orleans, e parlano più o meno la stessa lingua a tremila miglia di distanza, hanno lo stesso presidente, problemi simili – la crisi che si mangia il lavoro – e le stesse grandi paure, un tessuto emotivo che li accomuna e che li rende orgogliosamente Americani.
Poi c’è il mito della strada, del vento e dei paesaggi.
Tutto vero.
In Europa la strada è una terribile seccatura, una perdita di tempo necessaria per arrivare in un posto, vedere una città, visitare un museo. Qui i posti da raggiungere per i concerti sono troppo lontani e per non perdere la speranza vivi il tuo percorso come una continua fonte di attrazione, uno stimolo per gli occhi e per la mente, un modo per ascoltare buona musica, per riflettere e per cercare di comprendere i tuoi compagni di viaggio, che per un mese fileranno diritto nel loro inglese di Orange County, senza preoccuparsi se tu capisca o meno. Meglio così, l’italiano tornerà a casa fiero delle sue conquiste linguistiche guadagnate sul campo!
Ma torniamo a noi
Miglia e miglia per questo che è il sistema nervoso dell’America, con le sue arterie, le sue vene e i suoi capillari, formati dalle freeways, dalle highways e dalle routes, che ti portano sempre più lontano, ma sempre immerso in spazi sconfinati, diversi e irresistibili: il deserto, i canyons, l’azzurro del cielo a contrastare l’ocra e il marrone del terreno, la sterminata profondità di campo dei tramonti. E poi le foreste a perdita d’occhio, in cui la strada si è ritagliata un piccolo spazio in un immenso polmone verde.
A volte sbagli, fidandoti troppo della mappa, e ti perdi tra le montagne e un fiume ti accompagna inesorabilmente. Valichi riserve indiane e antichi villaggi di minatori da qualche parte in Idaho all’alba e ti sembra che non tornerai mai più da là, girando all’infinito in quei paradisi senza tempo.
Invece a un certo punto la strada torna ad allargarsi, ti porta a correre per poi morire sulla costa Ovest. E in un pomeriggio di San Francisco senza foschia, sulle Twin Peaks, mentre il vento del Pacifico ti taglia in due e la città si distende nella Baia, realizzi che tu in quel sistema nervoso vi hai viaggiato attraverso, nutrendoti per due volte da una costa all’altra di quell’ebbrezza quotidiana che ti ha portato verso posti, facce, concerti così intensi che fai fatica ad analizzarli singolarmente ma che sono un tutt’uno con la tua pelle e fanno parte ora di quel vasto bagaglio di vite vissute, percorsi, incidenti, sogni e illusioni che gli uomini chiamano esperienza.

9 commenti:

  1. Bella! sporco e poetico!

    GTBoy

    RispondiElimina
  2. Ecco, ora ho VERAMENTE voglia di andare in America! :)

    RispondiElimina
  3. E con un clamoroso OFF-TOPIC....Arcangelo Venneri Becci ti invita alla sua laurea (e pure a Nicoletta)il 20 Novembre, con festa annessa il 21. Vedi un po' tu cosa riesci a combinare Robbè, lo sai che se vieni sono tutti contenti. Rispondimi su una piattaforma sociale un po' piu' pratica, tipo faccialibro o cellulare, che è meglio.
    Grande Wolfman!

    RispondiElimina
  4. Come le racconti tu, Melo, le storie on the road, non lo fa verametne nessuno.
    Bravo il keruac dei nostri giorni!
    Un merry pranksters

    RispondiElimina
  5. leggendo mi sentivo li con te..

    ti stimo melo, svariato

    RispondiElimina
  6. Cia Pibio! ti ringrazio.
    Come stanno i Temponauts?
    poi dovremo vederci una volta o l'altra.
    Grande!

    RispondiElimina
  7. teniamo duro e fra un po' registriamo!!
    speriamo davvero di beccarci prima o poi!!

    RispondiElimina
  8. certo, dobbiamo assolutamente beccarci.
    fammi sapere novità col gruppo e per le registrazioni, anche in chiave cantina!

    RispondiElimina