venerdì 22 gennaio 2010

La cantina del rock 110: Heavy Trash a Roma






Qui sotto invece un articolo a proposito del concerto, scritto per il numero di gennaio di Post.it.
Buon ascolto e buona lettura 


Jon Spencer non è certo quel tipo di individuo che ha bisogno di presentazioni. Si è bevuto in più sorsate una spregiudicata, appassionata, contraddittoria militanza nel rock'n'roll a base di litrate di concerti e di nessun compromesso.
Dagli immensi Pussy Galore alla premiata Blues Exposion, passando per innumerevoli altri capitoli, ha distrutto e ridisegnato, portato un'idea nuova di ciò che poteva essere la musica di fine millennio e oltre.
Ma non è tipo da guardarsi indietro
Nel 2005 incontra il vecchio amico Matt Verta-Ray, un altro che non la manda a dire (Madder Rose, Speedball Baby), con cui condivide l'amore per rockabilly, blues, country e murder ballads.
Dopo un tour con le rispettive bands in cui i due si divertono a jammare nei backstage, parte l'idea di un duo con la voglia di divertirsi a spasso per le sterminate terre di confine del suono americano.
Nello studio casalingo di Matt cominciano a scrivere musica insieme e a registrarla. Di lì a poco nascono gli Heavy Trash e viene pubblicato il primo disco, intitolato semplicemente con il nome del duo. Data l'ottima risposta del pubblico, seguirà due anni più tardi l'album "Going Way Out with the Heavy Trash" e il tour mondiale con i The Sadies come backing band.
Nel 2009 la Fat Possum pubblica "Midnight Soul Serenade", una dozzina scarsa di nuove canzoni per quello che è il terzo album in studio degli Heavy Trash.
Il disco dimostra una sempre maggior intesa tra i due: possiede episodi distinti, ma che, muovendosi nel vasto calderone del roots rock'n'roll, riescono a integrarsi bene e a dare una  ottima impressione di organicità. 
Si parte e si arriva con i fifties più spensierati e sincopati con "Gee, I really love you" e "In my heart", passando per il rithm'n'blues drogato di "Come on" e l'incedere surf di "Pimento". La cover di "Bumble Bee" (LaVern Baker, 1960) diviene una cavalcata polverosa sotto il sole di mezzogiorno, mentre "(Sometimes you got to be) gentle" e  "Bedevilment" transitano dai Sessanta direttamente al giorno d'oggi.
Ci sono ballad inquietanti: "Sweet Little bird", l'oscura "Isolation" con i suoi ammiccamenti d'organo sullo sfondo, ma soprattutto la metanfetaminica strada di fantasmi "The Pill", forse il momento migliore del disco.
Gli Heavy Trash ripartono nuovamente in tour e  giovedì 21 gennaio sono di scena all'Init Club di Via della Stazione Tuscolana. Una data da segnare con la penna rossa per un concerto assolutamente da non perdere.




sabato 16 gennaio 2010

La cantina del rock 109: Avant! Records






La Avant! Records è una etichetta discografica di Bologna, attiva da un paio d'anni sul versante del post-punk, con ammiccamenti al punk lo-fi e talvolta sversamenti nell'elettronica da synth.
Sei le uscite fino ad oggi, con una settima in cantiere e poi tante altre novità che verranno e che vengono fuori durante la puntata.
Un'altra interessante realtà fatta di dischi in vinile, tanti sforzi e sbattimento, tanta voglia di distribuire e di far circolare musica di chiaro stampo D.I.Y. 
Questo il catalogo Avant! fino ad oggi:


AV!006
THE FEELING OF LOVE
Waiting For The Cheerleaders To Get Drunk 7'' 





AV!005
KRYSMOPOMPAS
Gesa 7'' 






AV!004
MOVIE STAR JUNKIES
Junkyears 12'' mini-LP 





AV!003 LOS LLAMARADA Against The Day 7''
AV!002 THE BLACK BUG I Don't Like You 7''
AV!001 HIS ELECTRO BLUE VOICE / NUIT NOIRE split 7''




mercoledì 13 gennaio 2010

Lisboa





Ho scritto questo articolo per una neonata rubrica di viaggi per Post.it. Si trattava di raccontare una città e indicare i modi più economici di andarci, le cose da vedere e le possibilità di passarsela bene. Con Lisboa ho un rapporto particolare: ho vissuto un anno intenso, bello e difficile, in Erasmus tra il 2003 e il 2004. Mi è rimasta nel cuore. Ci sono tornato 5 anni dopo, insieme alla mia Nico, ritrovando un posto in cui è meraviglioso passeggiare, bersi una birra, godersi un tramonto e molte altre cose. Insomma tutto ciò che possiamo definire in due parole Boa Vida.


Esiste una città capace di regalare poesia ad ogni angolo, bambini che inseguono un pallone per strada, allegra confusione nelle piazze, giochi di luce al tramonto tra cielo, fiume e palazzi? E ancora nottate di musica e birra a fiumi, di cibo capoverdiano, mentre l'aria dell'Atlantico la sospende a mezz'aria, come le nubi che arrivano e vanno via a velocità impressionante?
Ci si può sentire a casa tra i vicoli del Bairro Alto o in un bar di Santos, pur non conoscendo il portoghese, ma avendo l'impressione di riuscire a comunicare con gente che giureresti non sia mai uscita dal quartiere?
Lisbona, o meglio Lisboa come va letta e pronunciata, è “una nostalgia addormentata” come scrive Dos Passos, è una città-donna sinuosa e adagiata sulle sue sette colline.
Cantata da poeti, scrittori, musicisti, viaggiatori, è resa unica dalla propria storia: fiorente sotto gli arabi, roccaforte cristiana, centro delle scoperte geografiche, poi decadente capitale di un impero che non c'era più, sublimato in quel termine intraducibile che è saudade e negli struggenti versi del fado.
Di quel passato conserva e allo stesso tempo centrifuga tutte le esperienze in un caotico coacervo architettonico e urbanistico, ben visibile dai numerosi panorami (miradouros) presenti sulle colline su cui si estende.
Questi si presentano quasi sempre con una piazzetta, una chiesa, tavolini di un bar da dove, bevendo birra ghiacciata, godere di viste sempre inedite.
Ci sono diverse città, spesso dai confini incerti corrispondenti ai quartieri, che comunemente chiamiamo Lisbona. A ridosso del Castello di Sao Jeorge, si snodano l'Alfama e la Mouraria, con le tortuose viuzze arabe, le case bianche spesso decorate dagli azulejos, festoni di panni alle finestre, vecchi e bambini per strada, odori di pesce fritto nei patios.




Basta fare poche centinaia di metri, magari a bordo del celebre tram elettrico 28, per essere catapultati nell'800 francese: strade ampie e ordinate, le principali piazze, palazzi maestosi, lunghi boulevards: è la Baixa che, con il quartiere attiguo del Chiado, venne completamente distrutto da un terremoto a metà del 1700 e ricostruito con i criteri architettonici del tempo.
C'è poi una Lisbona portuale a ridosso del fiume, con navi ancorate, infrastrutture e file interminabili di magazzini (docas), ce ne è una moderna fatta di palazzoni e traffico, una manuelina con la torre simbolo della città (Belem) da cui partivano le navi per il nuovo mondo. Ce ne sono molte altre ancora, popolari e ricche, distribuite a macchia di leopardo nel tessuto urbanistico.
C'è soprattutto una città multietnica sospesa tra un'Europa a cui si sente sempre più di appartenere, e una forte presenza tra Brasile ed ex colonie d'Africa: Capo Verde, Angola, Mozambico, Guinea Bissau.
Piena di luci, colori, persone durante il giorno, la notte Lisbona gronda di eventi culturali a cui si aggiungono centinaia di bar e locali di ogni tipologia e dai prezzi molto abbordabili.
Con una sola consapevolezza: a Lisbona la vita è per strada.





COME ARRIVARE
In aereo, con voli diretti da Roma e Milano con Easyjet o con Tap, la compagnia di bandiera portoghese. Con sufficiente anticipo, è possibile prenotare voli molto economici.


DOVE DORMIRE
Ci sono innumerevoli posti dove dormire e per tutte le fasce di prezzo e comfort. Consigliate le pensioncine a conduzione familiare, su cui si può ulteriormente trattare sul prezzo. Una su tutte: “Pensao das Varandas”, Rua dos Bacalhoeiros 8. 20 euro a notte per una stanza matrimoniale.


MANGIARE
Qui c'è l'imbarazzo della scelta. Meglio puntare sulle “tascas”, ristorantini tipici molto economici, arredati in modo improbabile e popolati da personaggi di tutti i tipi. Ce ne sono centinaia nel solo centro della città, dove affidarsi al “Prato di dia”, il menu del giorno con carne o pesce freschi con contorni inclusi nel piatto. Da non perdere il baccalà (bacalhau) fatto nei modi più disparati. Da bere: Porto, Ginginha, vini rossi. Per il resto consigliati i dolci e tutta la pasticceria salata.
Posto consigliato: “Restaurante Palmeira”, Rua do Crucifixo 69, a due passi dalla fermata metro Baixa. 
 



DA VEDERE
Tutta la parte centrale della città è percorribile con i tram o anche a piedi. Partendo da Praça do Comercio, situata nella Baixa a ridosso del fiume, si passeggia fino a Praça do Rossio. Dalla vicina Praça da Figueira, attraverso il dedalo di viuzze della Mouraria, si sale verso il Castello, da cui si domina la città.
Dalla Cattedrale () si scende in Alfama, il vecchio quartiere arabo, in cui la sera è possibile assistere a concerti di fado. Il martedì e il sabato davanti alla chiesa di Sao Vicente de Fora, tra Alfama e Graça, si tiene la Feira da Ladra, un grande mercato dell'usato.
Un altro percorso interessante è dalla Baixa al Bairro Alto, passando per l'abbazia do Carmo a cui si arriva con l'ascensore ottocentesco di Santa Justa. Da là si scende nell'elegante quartiere del Chiado e attraverso Praça do Camoes, fino al Bairro Alto, chiuso dal bellissimo giardino do Principe Real.
Da non perdere la zona di Belem, con il Monastero dos Jeronimos e la Torre di Belem, alla foce del Tejo.


I DINTORNI
Parlare di dintorni significa parlare dell'Oceano, di spiagge sterminate, di vento e onde. Posti facilmente raggiungibili: Costa da Caparica, Cascais con la vicina Praia do Guincho, paradiso del surf, e il Cabo da Roca, il punto più occidentale dell'Europa continentale.
Da visitare Sintra, a pochi chilometri da Lisbona, e immersa nel verde e nella nebbia, con il Castello dos Mouros e soprattutto il bizzarro Palacio Da Pena. Escursioni da considerare anche a Coimbra, centro universitario, ed Evora, capoluogo dell'Alentejo.


CHE FARE LA SERA
La maggior parte degli eventi culturali in città si trova sull'Agenda Cultural, consultabile anche in rete all'indirizzo www.agendalx.pt.
Per gli amanti del cinema è obbligatoria una visita alla Cinemateca Portuguesa, dove, a prezzi stracciati, è possibile assistere alle proiezioni in sala.
Il più antico locale di musica jazz è l'Hot Club de Portugal. Inaugurato nel 1948, ha visto tutti i grandi del genere .


QUANDO ANDARCI
Il clima è favorevole per tutte le stagioni: a causa della vicinanza dell'Atlantico, le estati non sono mai torride e gli inverni non rigidi. Una occasione può essere il mese di giugno per la festa di Sant'Antonio, dove i quartieri storici della città sono in festa.

domenica 10 gennaio 2010

Puntate recuperate, perdute, interviste impossibili




Nei primi tre anni di vita in Cantina, tra dirette impossibili, telefonate con la linea che cade, ospiti scomparsi e interviste perdute, se ne sono sentite delle belle.
Durante la trasmissione in diretta poteva succedere di tutto: il computer di punto in bianco ti abbandonava semplicemente spegnendosi in piena diretta o mandando un pezzo o una base senza chiedere il permesso; un cd saltava o non partiva. C'erano poi momenti in cui far parlare un ospite al telefono diventava impresa impossibile.

Già dall'inizio cominciarono i guai!
Della prima uscita radiofonica in diretta fu persa la registrazione.
Per fortuna per legge la programmazione di Radio Fdf veniva interamente registrata da Radio Siena e quindi, a qualità neanderthaliana, recuperammo la puntata, che tuttora si può ascoltare tentando di decifrare le parole.
Durante i concerti ci è capitato di fare chiacchierate belle lunghe con gruppi o personaggi e poi scoprire che era andato tutto perduto.
Che ne è stata dell'intervista ai Demon's Claws all'Ulisse Barnum di Firenze di una splendida serata di quasi tre anni fa? Perduta! Chissà se mi ero ricordato di spingere record sul registratore a cassetta...
Per non parlare di quella volta in cui Andy Babuik, il bassista dei Chestefield Kings, completamente di fuori continuava a blaterare frasi sconnesse tra cui spiccavano le parole pace e amore...
Leghton Koizumi, dopo un concerto dei riformati Morlocks, ci raccontò la storia della sua vita. Ma dell'intervista-fiume si sente solo un rumore di nastro rovinato...
Male andò anche con le Motorama e i Cactus. Stesso registratore, stesso problema

E poi ci sono le puntate perdute, grazie alla decomposizione dei computer in radio e a qualche disattenzione di troppo di chi sbobinava i minidisc della puntata, come la bella chiacchierata con Pibio degli ottimi Temponauts di Piacenza.

Ma per fortuna capita ogni tanto di recuperare una puntata che si credeva perduta.
Recentemente è venuta alla luce la puntata numero 84, dedicata al gruppo milanese di area mod dei Four By Art e datata 16 settembre 2008.
Area pirata, magnifica esperienza discografica toscana, aveva da poco stampato un gran bel cd antologico chiamato Four By Art – The early years 1982 – 1986.
Nuove puntate saranno recuperate e rese disponibili presto.



martedì 5 gennaio 2010

Tre dischi per Post.it






Da ottobre del 2009 vivo a Roma e da dicembre collaboro con Post.it un gran bel free press di notizie, cultura e spettacoli distribuito in diecimila copie.
Il giornale, utile guida su concerti e spettacoli, oltre che preziosa fonte di notizie, si trova in edizione cartacea praticamente dappertutto nella Capitale e si può leggere da qui.
Dal numero di gennaio curo una rubrica su tre dischi in uscita, chiamata "La cantina del rock" (un nome forse già sentito). Questi i primi tre dischi della neonata rubrica.






Dalle note di copertina: “Stolen blues” è una raccolta di dodici blues “rubati, storpiati e condivisi”. La musica sferraglia dal blues del Delta fino ai giorni nostri in un'esplosione di chitarre slide, urla selvagge e locomotive a carbone.
I R'n'R Terrorists recuperano la tradizione musicale campagnola, la vivono con spirito punk e riescono nell'impresa di far suonare originale un repertorio sedimentato di tre accordi canonici.
Il disco esce per l'ottima Bubca Records (www.myspace.com/bucarecords).







John Dwyer, già con bands come Pink and Brown e Coachwips, continua il capitolo Thee Oh Sees, nato come gruppo domestico una decina d'anni fa.
Da San Francisco, teatro ancora oggi di una scena underground esagerata, arriva Help: mezz'ora abbondante di gemme che guardano al sixties sound con la prospettiva di chi nel frattempo ha ascoltato e suonato di tutto. Chitarre riverberate e batteria ossessiva senza un solo momento di stanca.
Della In the Red obbligatorio a scatola chiusa l'intero catalogo.







Movie Star Junkies
“The Junk Years. Rarities and farm Recordings 2005 - 2007”
Avant! Records (AV!004)


Tra i gruppi di punta dell'underground italiano, sulla scena da quattro anni e con più di cento concerti in giro per l'Europa e gli Usa.
I MSJ hanno sviluppato nel tempo un loro sound personale in cui riecheggiano su tutti i Birthday Party, ma che non disdegna punte marcate di sperimentazione sonora.
L'album, uscito in vinile per la label bolognese Avant! Records, ripercorre i primi anni della band, con brani sparsi su 7 pollici, compilation e inediti. Ottimo disco.