sabato 30 ottobre 2010

“Hello everybody. This is Radio Caroline broadcasting on 199, your all day music station”





Articolo uscito in due puntate su AtlantideZine. Ripercorre la storia delle Radio Pirata offshore dagli anni '60 ad oggi. E' collegato a due puntate de "La cantina del rock", andate in onda su Radio Popolare Roma rispettivamente il 16 e il 23 ottobre


Sabato 28 marzo 1964 una voce irrompe nell’etere inglese: sui 199 metri in onde medie Simon Dee annuncia la nascita di Radio Caroline, passando poi la parola al dj Cristopher Moore che lancia la prima canzone: “Not fade away” singolo dei Rolling Stones uscito un paio d’anni prima.
Radio Caroline trasmette da una nave ancorata in acque internazionali davanti alle coste dell’Essex. Per la prima volta il rigido monopolio della BBC viene apertamente sfidato da una programmazione imprevedibile fatta di ingredienti che la radio di stato fino a quel momento ha censurato: il rock’n’roll, declinato in tutte le sue forme, voci e schitarrate, e il disc jockey, un amico che fa compagnia e manda in onda la musica migliore.
Pur con tutte le variazioni di contesti e mezzi utilizzati, le radio pirata offshore hanno alcuni tratti comuni. 

Le navi utilizzate sono vecchi mercantili 
o navi militari, ancorate
nel Mare del Nord, al largo nelle acque internazionali tra l’Olanda e la Gran Bretagna e trasmettono in onde medie (AM) o in modulazione di frequenza (FM). I motori vengono sostituiti da potenti generatori di corrente e sul ponte della nave viene installata un’antenna, che può arrivare a 40 metri di altezza e che, in balia del forte  vento e delle tempeste, sbilancia di frequente la nave.
Sottocoperta, ben insonorizzato, vi è lo studio per la trasmissione. A bordo generalmente, vivono i disc jockey e i membri dell’equipaggio. Una lancia fa la spola con la terra ferma, portando a bordo rifornimenti, dischi e la corrispondenza degli ascoltatori.
Il fenomeno delle emittenti offshore nasce ufficialmente il 2 agosto 1958 con Radio Merkur, che trasmette in FM su una nave battente bandiera panamense, la Cheeta I, ormeggiata davanti alle coste danesi. Il successo è immediato: inserzionisti pubblicitari del calibro di Ford e American Tobacco fanno lievitare gli introiti commerciali e il pubblico abbandona in massa la monotona radio di stato per sintonizzarsi sulle frizzanti frequenze di Radio Merkur.
Nel 1962 il governo danese promulga una legge che proibisce le emissioni di radio pirata in zone limitrofe alle acque territoriali. Il 12 giugno di quell’anno un abbordaggio delle forze speciali danesi pone fine a questa pionieristica avventura radiofonica.
Ma il seme della libertà d’espressione e dei bucanieri dell’etere è stato oramai gettato.
Il 21 aprile 1960 comincia le trasmissioni Radio Veronica, che trasmette da una vecchia nave faro tedesca, la Borkum Riff, ancorata davanti alle coste olandesi.
Utilizzando un ricevitore a onde medie da 10 kilowatt, Veronica riesce a trasmettere in tutto il nord Europa. Gli studi non sono a bordo, i programmi vengono registrati a terra in una località segreta e portati a bordo su una piccola lancia.


Tra il 1964 e il 1967 le acque internazionali prospicienti l’Inghilterra si popolano di vecchie navi e di radio che trasmettono rock’n’roll, rhythm’n’blues, soul, ma soprattutto che ottengono un seguito vastissimo a scapito della BBC. 
Il 9 maggio 1964 Radio Atlanta comincia a trasmettere sulla stessa frequenza di Caroline a partire dalle 18, garantendo sui 199 metri 24 ore di musica. Successivamente le due emittenti si fonderanno in Radio Caroline, trasmettendo dalla motonave Mi Amigo.
Alla fine dell’anno, a bordo del Galaxy, un possente dragamine americano registrato in Honduras, partono le trasmissioni di “The Big L”, ovvero Radio London. Si trattava della più grande stazione radio offshore: 780 tonnellate, 24 uomini di equipaggio, quattro studi di registrazione per trasmettere in diretta su 4 frequenze diverse. Sarà la radio più ascoltata nella capitale inglese e tra i disc jockey ci saranno personalità del calibro di John Peel, con il programma di punta “The perfumed garden”.














Se queste sono le esperienze di maggior spessore, vanno consegnate alla storia almeno un altra decina di radio pirata offshore tra cui: Radio Nord e Radio Syd dalla Svezia, Radio Red Rose dalle acque internazionali vicino l’Irlanda del Nord, Radio Shannon, Radio Scotland, Radio 270, Radio North See, Radio Essex davanti all’estuario del Tamigi.
Altre emittenti, tra cui vanno ricordate Radio Sutch e Radio Invicta, vengono installate non su navi, bensì su forti abbandonati nel canale della Manica. Queste postazioni erano state costruite dall’esercito inglese durante la seconda guerra mondiale come avamposto marino per fermare la flotta tedesca e con la loro forma circolare si prestavano bene ad essere utilizzati come stazioni radio.
La diffusione del rock’n’roll in Europa e il successo di gruppi, come Beatles, Rolling Stones, Who, Kinks - solo per citarne alcuni - è dovuta alle radio pirata, che, assieme a Radio Louxembourg, per prime hanno mandato in onda suoni che la radio pubblica ignorava e censurava. E proprio quest’ultima, interesse precipuo di paludati governi, non sarebbe rimasta alla finestra.


Perché lo facevamo? Perché il nostro bisogno di comunicare attraverso la radio ci ha fatto passare trent’anni di problemi con la legge?
Non è soltanto il fatto di poter trasmettere un disco dei Rolling Stones senza avere l’autorizzazione, è un fatto di libertà.
Prima di essere spenta dal Broadcasting Act, Radio Caroline era l’unica stazione radio inglese che non aveva un controllo diretto da parte delle istituzioni. Le ragioni ufficiali delle chiusura della nostra stazione non furono le nostre possibili interferenze ad altre radio o le nostre violazioni alle leggi sulle acque territoriali, ma solo il fatto che tutto quello che non riesce ad essere controllato dal governo deve essere eliminato.
Peter Moore, Radio Caroline Manager, 1994.


Per due anni i governi di mezza Europa si mobilitano per ammainare la bandiera dell’etere libero, ma cavilli burocratici di diritto internazionale non permettono di agire in modo unitario. 
E allora il governo inglese ci pensa da sé, varando un decreto ad hoc, il “Marine Broadcasting Offences Act”, che mette fuorilegge chiunque trasmetta a bordo di navi nelle zone limitrofe alle acque territoriali inglesi, oltre a tutti coloro, dj, marinai o sostenitori, che prendano parte al progetto.
Le radio pirata, temendo ripercussioni legali, chiudono i battenti il 14 agosto 1967, giorno in cui entra in vigore il decreto. 
Tutte tranne una. 
Si tratta di Radio Caroline, che continua a trasmettere per un altro anno, finché non ne viene imposta la chiusura nel 1968. Le navi “Caroline” e “Mi Amigo” vengono svendute all’asta e tutta l’attrezzatura, smontata, viene depositata in un magazzino nel retro di un negozio di dischi ad Amsterdam.
Sotto la spinta culturale delle emittenti offshore, il panorama radiofonico inglese è intanto mutato. Una scelta editoriale dai risvolti epocali apre le porte della radio pubblica inglese ai suoni del rock e della pop music, a lungo censurati: Radio BBC1 diviene un canale musicale con le più note voci delle radio pirata - Tony Blackburn, John Peel, Johnnie Walker - ingaggiate a suon di sterline. 
Se una stagione radiofonica sembra finita per sempre qualcosa si muove sotto la cenere. 
Nel 1969 Radio Andorra dedica una serie di trasmissioni speciali a Radio Caroline, con la partecipazione di alcuni dj dell’emittente, mentre l’anno successivo la stazione pirata olandese Radio North International utilizza il nome Radio Caroline per una feroce campagna mediatica contro il deputato conservatore Harold Wilson, uno dei maggiori  artefici della chiusura delle stazioni pirata nel 1967.
Nel frattempo il vulcanico Ronan O’Rahilly, fondatore dell’emittente, riesce a trovare finanziamenti in Olanda e nel 1972 viene finalmente riacquistata la Mi Amigo. Occorre un anno per ricostruire l’antenna e riparare i generatori, ma il 5 settembre  Caroline è di nuovo on air con test di trasmissione che si protraggono per tutto l’inverno, finché nel giugno del 1973, davanti alle coste olandesi, ricominciano le trasmissioni regolari.
Sono ben quattro le stazioni radio a bordo e vanno in onda a orari alterni, con una marcata impronta hippie e psichedelica. 
Caroline I e II sono dedicate esclusivamente alla musica pop, Radio Atlantis ha una programmazione musicale più variegata, mentre Radio Seagull è la prima stazione pirata a trasmettere non solo musica, ma anche discorsi e insegnamenti ispirati al pacifismo, all’antirazzismo, alla non violenza.
Il successo è considerevole, segno che, nonostante la radiofonia pubblica trasmetta da anni musica rock, il pubblico preferisce i bucanieri del rock’n’roll e le loro imprese dal Mare del Nord.
Nel 1974 il governo olandese, preoccupato dal successo di Caroline, vara una feroce legge antipirateria che rende di fatto impossibili le trasmissioni offshore nelle acque limitrofe i confini territoriali.
La Mi Amigo torna a trasmettere davanti alle coste inglesi, ma le condizioni si fanno sempre più precarie. Il governo di sua Maestà ingaggia una lotta senza esclusione di colpi contro l’emittente: le lance che portano rifornimenti e dischi a bordo vengono regolarmente fermate e sequestrate, i collaboratori e i dj multati, arrestati e processati,  mentre gli articoli che parlano della radio censurati.
Diviene sempre più difficile trovare finanziatori e pubblicità e si apre una voragine nei conti dell’emittente, tanto che non possono essere effettuati interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, necessari e ricorrenti nelle acque tormentate del mare del Nord.
Nel settembre1976 una delle ancore si rompe e la nave vaga alla deriva incagliandosi in un banco di sabbia, mentre l’equipaggio viene tratto in salvo da una nave da pesca olandese. I soldi per una nuova ancora non ci sono e così un manipolo di dj organizza  un’incursione notturna in un porto della costa belga dalle parti di Ostend, rubando l’ancora da una petroliera in disarmo.
Poco tempo dopo un guasto ai generatori lascia la nave per mesi senza energia elettrica a bordo. Ma le trasmissioni, seppur a intervalli, continuano fino al 2 marzo 1980, quando la Mi Amigo, dopo aver nuovamente perso l’ancora, si scontra contro un grosso banco di sabbia. In poche ore la nave simbolo della libertà d’espressione radiofonica per 15 anni, si inabissa nelle gelide acque del mare del Nord.



Il personale e i dj a bordo, dopo essere stati tratti in salvo, vengono consegnati alle autorità inglesi e processati.
Ancora una volta tutto sembra perduto. 
Ma Ronan O’Rahilly è un irlandese particolarmente testardo e non si da per vinto. Trova nuovi finanziatori e tre anni dopo Radio Caroline è di nuovo nell’etere europeo, questa volta a bordo della rompighiaccio Ross Revenge. Il ritorno è in grande stile, con una grossa campagna pubblicitaria e la notizia pubblicata sui giornali di tutto il mondo.
Sono passati 17 anni e Caroline è ancora on air, nonostante l’opposizione dei governi di molti stati europei, e per qualche anno le cose sembrano andare per il verso giusto, nonostante le barche utilizzate per portare rifornimenti a bordo vengano puntualmente sequestrate dalla guardia costiera inglese e i dj perseguiti penalmente.
Ma nel 1987 una tempesta fa crollare le antenne e ci vuole un anno perché la radio possa tornare a trasmettere. 
Il governo Thatcher ha intanto deciso che chiuderà la stazione pirata con ogni mezzo a disposizione, aprendo all’uso della forza, in violazione dei più elementari trattati nautici internazionali.
Sono le 9 del mattino del 18 agosto 1989 quando il cutter olandese Landward, con a bordo ufficiali del Dipartimento del Commercio e dell’Industria (il DTI) e forze di polizia olandesi, affianca la Ross Revenge, rivendicando l’azione con il pretesto di interrompere le trasmissioni di World Mission Radio, servizio in onde corte, che trasmette sulla banda di frequenza 6215.5 khz, destinata ad uso nautico.
A bordo della Ross Revenge si comprende la drammaticità della situazione e per tutto il giorno vanno in onda appelli agli ascoltatori e alla comunità internazionale.
Durante la notte successiva la nave militare Volants si avvicina alla nave e trenta uomini delle forze speciali inglesi, olandesi, belghe e francesi vanno all’arrembaggio, distruggendo in pochi minuti le apparecchiature trasmittenti e gli studi, sequestrando il materiale ancora utilizzabile e arrestando personale di bordo e dj.
Dopo circa un mese e mezzo Caroline riprende a trasmettere con uno studio e un trasmettitore di fortuna. Ma il primo novembre 1990, strangolata dalle difficoltà economiche, termina le trasmissioni dalle acque internazionali, mentre dj ed equipaggio vengono tratti in salvo da un elicottero della RAF.
Da allora Caroline è tornata nell’etere due volte, trasmettendo nella zona di Londra mediante due licenze speciali RSL (Restricted Services Licenses). Le trasmissioni continuano ancora oggi sul web (www.radiocaroline.co.uk) e via satellite.

Altre latitudini, altre radio. altri personaggi. 
Come Abie Nathan, un caparbio pacifista israeliano deciso a cambiare lo scenario in Medio Oriente a colpi di rock’n’roll.
Nel 1973 dalla nave cargo olandese MV Peace, ancorata davanti alle coste israeliane, comincia le trasmissioni “Voice of Peace”, una radio che parla inglese, francese, arabo ed ebraico, trasmette a un bacino di quaranta milioni di persone e vuole favorire il processo di pace. 
Non a caso uno dei principali sostenitori dell’emittente è John Lennon e la sua “Give Peace a Chance” viene utilizzata come jingle.
L’ultima trasmissione va in onda il 28 novembre 1993. Quel giorno il proprietario Abie Nathan ha affondato la nave, perché strangolato dai debiti, ma anche perché con gli accordi di Oslo tra Israele e Palestina ha ritenuto che la missione della radio fosse terminata. La storia non gli ha dato ragione, ma quel giorno prima dell’affondamento “Voice of Peace” ha suonato l’inno pacifista “We shall overcome” di Pete Seeger.
Ancora nel 1993, nelle acque internazionali del Mar Adriatico davanti alle coste dell’ex Jugoslavia, sulla nave Droit de Parole viene installata Radio Brod, finanziata dall’Unione Europea per trasmettere in più lingue e cercare di portare al dialogo e alla pace. Nei mesi successivi l’escalation militare pone fine alle trasmissioni.
A tutt’oggi non ci sono notizie di radio pirata offshore e sembra che uno dei fenomeni più interessanti e davvero liberi della radiofonia sia solo un libro di ricordi. 
Ma non è mai detto.
Negli ultimi mesi pare infatti che alle isole Fiji un gruppo di attivisti del “Fiji Democracy and Freedom Movement” stia cercando di organizzare una radio pirata offshore, per denunciare, oltre la cortina della censura governativa, la feroce dittatura del capo dell’esercito Bainimarama.



Bob Colella
La cantina del rock
ogni sabato alle 18.30 su Radio Popolare Roma (103.3 fm)



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